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MICROPLASTICHE E INTERFERENTI ENDOCRINI

Scritto da Alessandra Grifoni

On 04/10/2020

Qualche giorno fa girava sul web una vignetta di un signore al banco del pesce che chiedeva “ma il sacchetto non me lo dà?” e il negoziante rispondeva “è già compreso nel pesce”. Triste e dura realtà ….

Oltre a essere un problema serissimo per l’ambiente, le microplastiche sono veicolo di interferenti endocrini, ovvero molecole o sostanze che alterano la normale funzionalità degli ormoni causando danni alla persona o alla sua progenie.

Questi perturbanti hanno un ruolo nella genesi di obesità, diabete, riproduzione sia maschile che femminile, tumori ormono-sensibili nelle donne, cancro alla prostata negli uomini, patologie tiroidee, sviluppo neurologico e neuroendocrino (!).

Nel caso degli perturbanti specifici degli ormoni estrogeni (“femminili”), detti xenoestrogeni, possiamo distinguere quelli naturali e quelli di sintesi. I primi li conosciamo bene in quanto sono quelli presenti nella soia, ma fanno parte di questa classe di sostanze anche i micoestrogeni prodotti dai funghi presenti ad esempio nei cereali stoccati per lungo tempo. Quelli di sintesi, invece, sono alcuni erbicidi, BPA, DDT, le diossine prodotte dai processi di combustione, alcuni insetticidi, ftalati e parabeni..tutte sostanze che possono essere contenute nelle microplastiche.

TRA GLI EFFETTI SCIENTIFICAMENTE EVIDENZIATI DI QUESTI PERTURBANTI ENDOCRINI:

  • ripercussioni sulla riproduzione come l’ aumento dell’endometrio o lo sviluppo o la riduzione della flessibilità delle pareti uterine. In caso di endometriosi ed iperestrogenismo, infatti, l’esposizione a queste sostanze, inclusa la soia, deve essere molto ridotta.
  • pubertà precoce nei bambini. Recentemente uno studio dell’ISS ha studiato l’esposizione della popolazione infantile a ftalati e al Bisfenolo A (BPA) per definirne i livelli di contaminazione. I primi dati hanno confermato che in oltre il 70% dei soggetti si riscontrano livelli misurabili di tali interferenti endocrini. Inoltre, lo studio ha messo in evidenza che l’esposizione a queste sostanze è tanto maggiore, quanto maggiore è l’utilizzo di plastica monouso o l’utilizzo di contenitori di plastica nel microonde.

ALCUNE NORME COMPORTAMENTALI CHE POSSONO RIDURNE L’ESPOSIZIONE SONO:

  1. Evitare l’uso di prodotti cosmetici che veicolino parabeni

2. Preferire frutta e verdura non trattata con pesticidi

3. In cucina evitare il più possibile il contatto del cibo (soprattutto grasso) con la plastica come buste degli affettati, formaggio avvolto nella pellicola, contenitori per cibo e per microonde, pentole antiaderenti scheggiate o di bassa qualità, bottiglie di plastica.

4. Preferire barattoli di vetro o plastica dura, materiale BPA e PVC free

L’esposizione a queste sostanze, purtroppo, è diventata anche involontaria…le microplastiche contenute nei VESTITI e nei DETERGENTI non vengono bloccate dai filtri dei depuratori e vanno a finire nei campi e nelle acque marine dove vengono mangiate dai pesci. Gli studi per valutare il passaggio di queste sostanze dagli alimenti al nostro organismo sono ancora in atto….intanto mettiamoci al riparo come possiamo!

Di Alessandra Grifoni

Cresciuta in una famiglia molto attenta alla qualità del cibo e al benessere fisico, da sempre coltivo un interesse per la nutrizione. Il concetto di prevenzione e l’importanza di preservare la propria salute sono diventati da subito pilastri del mio modo di vivere. Ad oggi sono iscritta all’albo professionale dei Biologi e lavoro come Biologa nutrizionista a Firenze, in qualità di libero professionista.

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